Chiesa e Maria

CHIESA E MARIA

di Simona S.

Sommario

Introduzione

 

  1. La Chiesa, l’Immacolata “piena di grazia” e Madre di Dio
  2. Maria complementum Trinitatis e specchio della Chiesa
  3. Dimora della SS Trinità e del popolo dell’Alleanza
  4. Come la Chiesa, “Cristofora” tra gli uomini
  5. Nella Chiesa: Maria cooperatrice della Redenzione e icona escatologica

 

Conclusione

Bibliografia

 

Introduzione

Nel presente lavoro tratterò dell’intima congiunzione della Chiesa con Maria. Partirò anzitutto dalle verità di fede dell’Immacolata Concezione di Maria e della sua maternità divina come fondamento della maternità della Chiesa e della sua cooperazione all’opera della salvezza, per giungere alla definizione di Maria come complementum Trinitatis, e del suo essere per ciò stesso specchio indefettibile della Santa Chiesa. Analizzerò poi l’aspetto di Maria dimora della SS Trinità con particolare riguardo al mistero dell’Incarnazione, e dimora del popolo dell’alleanza. Tratterò della sua missionarietà tra gli uomini come la Chiesa, dando opportuno risalto agli eventi della Visitazione e della Pentecoste, per concludere con il contributo di Maria all’opera della Redenzione e il suo essere icona escatologica che condivide lo stesso destino del Figlio nel trionfo glorioso della sua assunzione al Cielo e ce ne addita la realtà nella speranza.

 

  1. La Chiesa, l’Immacolata “piena di grazia” e Madre di Dio

Con Maria la Chiesa inizia il suo cammino, precisamente dall’Incarnazione, evento in cui il tempo diviene tempo di salvezza, di cui l’Immacolata Concezione è il presupposto. Il cammino della Chiesa, dunque, altro non è che un ripercorrere fedelmente quello fatto da Maria.[1]A lei deve guardare costantemente per ricrearne e proporne ai fedeli i tratti di purezza, per incarnare e custodire l’umano e il divino come Maria, e testimoniarne la maternità e la perfetta santità.

L’annunciazione è così l’evento dirompente nella vita di Maria, poiché la qualifica con l’espressione, inconsueta fino ad allora nelle Scritture, di “piena di grazia” e le attribuisce una duplice missione: quella di Madre di Dio unita, come vedremo oltre, a quella salvifica subordinata. Il saluto angelico e il titolo attribuitole di “piena di grazia” (Lc 1,28) esprime  una condizione di santità preesistente, operata da Dio in vista del concepimento immacolato.[2]Ciò significa che la grazia di Dio aveva agito in lei per predisporla all’evento della maternità divina in vista dei meriti del Figlio, affinché il suo grembo rimanesse intatto nella sua verginità. Il suo proposito (si ritiene anche voto) di rimanere vergine, espresso in filigrana nella sua reazione all’annuncio (Lc 1,34), è ritenuto più che plausibile dall’esegesi tradizionale.[3] La risposta di Maria non sarebbe qualificabile come obiezione all’annuncio divino, segno anche di mancanza di fede e  obbedienza, ben lontana dall’essere stesso di Maria che aderisce invece prontamente, liberamente e totalmente al progetto del Padre, ma come giustificativa di una difficoltà oggettiva di comprensione per un interno purissimo come quello di Maria Immacolata. Quel “non conoscere uomo” va fatto necessariamente risalire all’accezione veterotestamentaria che sottolinea con ciò lo stato di verginità.[4]

Maria era tutta di Dio. Maria è Madre di Cristo, quindi Madre di Dio, ad opera dello Spirito Santo senza concorso d’uomo. Ella è segno di ciò cui la Chiesa deve aspirare.

 

  1. Maria complementum Trinitatis e specchio della Chiesa

Maria Santissima è Madre di Dio e dunque Madre della Chiesa. E’ madre perché “ con la predicazione e il battesimo genera a una vita nuova e immortale i figli, concepiti ad opera dello Spirito Santo e nati da Dio”.[5] E’ madre delle membra di Cristo e, nella Scrittura, immagine della Chiesa proprio perché Vergine e Madre di Dio, il suo massimo privilegio. Maria, “nella totalità della sua persona, è totalmente relativa al mistero della Trinità ed è, anche per questo, specchio della Chiesa. In lei la Chiesa riconosce il suo stesso mistero”.[6]

Totalmente relativa poiché non vi è nulla di lei che non sia riferibile alla SS Trinità: lei è la figlia prediletta del Padre, madre del Figlio, tempio dello Spirito Santo, e riflette, irradiandolo quasi grazie alla sua purezza, il loro amore come la Chiesa. Si può affermare che in lei la Chiesa si specchia, si confronta  e si riconosce.

Opportunamente, la Costituzione Dogmatica sulla Chiesa Lumen Gentium  dedica alla figura di Maria il capitolo VIII, l’ultimo, inserendo dunque la sua trattazione al centro stesso della Chiesa, rivelandone la sua funzione salvifica subordinata nell’economia della salvezza, il suo essere modello, oltre che figura, della Chiesa e segno di certa speranza e consolazione per il popolo di Dio. La costituzione conciliare  conclude poi in modo significativo  la sua trattazione sottolineando l’intercessione di Maria per l’unione dei cristiani “a gloria della santissima e indivisibile Trinità”.[7] Ciò significa che Colei che testimonia con la sua stessa vita il mistero dell’amore trinitario, può sicuramente intercedere efficacemente per le membra di Cristo dalla sua patria beata.[8]

Poiché Maria partecipa intimamente al mistero della SS Trinità col suo essere Vergine e Madre, ella racchiude in sé la nascita stessa della Chiesa.[9] E’ proprio così. Per usare un’espressione assai poetica eppur semplicissima, Colei che ha rivestito della sua carne il Figlio ha con sé “ anche il Signore Iddio Spirito Santo (…) e il Signore Iddio Padre”.[10]

Maria, perfettamente e indissolubilmente unita a Cristo nella sua passione e nella gloria finale con la sua Assunzione al Cielo,  è simbolo, specchio e paradigma dell’unione del popolo della nuova alleanza al suo Salvatore e Redentore. In lei le tre virtù teologali trovano la loro massima espressione, purissimamente racchiusa nel suo fiat, che è precisamente ciò che la Chiesa è tenuta a fare. Ecco perché la Chiesa guarda a Maria come modello perfetto per  la fede e la carità, frutto dell’adesione piena alla volontà del Padre, al Figlio nell’opera della redenzione, alle mozioni dello Spirito (CCC 967).

 

  1. Dimora della SS Trinità e del popolo dell’Alleanza

Si è visto come la missione di Maria fu davvero unica a partire dal momento dell’Incarnazione del Verbo Divino nel suo grembo verginale. E’ ovviamente questo l’evento determinante che la rende dimora di Dio, precorrendo e anticipando  lo stato del fedele in grazia in cui abita la SS Trinità. Ancora una volta si può tracciare  un parallelo tra Maria, madre dei credenti  anche perché prima credente, e i figli di Dio rigenerati a vita nuova nel Battesimo e raccolti nella madre Chiesa. E’ così che il cristiano è generato dalla Chiesa nel Battesimo, ma prima ancora è generato nel seno di Maria.[11]Come la nube, manifestazione del divino, copriva la tenda del convegno (Es 40,35), Maria sarà oggetto della potenza dell’Altissimo che la “coprirà con la sua ombra” (v.35a), indicando così la nuova e intatta dimora di Dio in mezzo agli uomini e il rinnovarsi del mistero dell’alleanza come mistero d’amore gratuito.

Il segno di Maria come arca della nuova alleanza è poi particolarmente evidente nel brano evangelico della Visitazione (Lc 1,39-56), come tratterò specificamente poco oltre riguardo la missionarietà della Chiesa; nuova alleanza di cui anche Cana è simbolo, con Maria sposa delle nozze messianiche (Gv 2,1-12).

Proprio le ultime parole, nei Vangeli, proferite da colei che si era definita “serva del Signore” (Lc )sono rivolte a dei servitori: “Fate quello che egli vi dirà” (Gv 2,5),  rimandano all’Antica Alleanza (Es 19,8;24,3.7;Dt 5,27) e alla voce del Padre, udita nella Trasfigurazione (Mt 17,5), che Maria, Sua figlia prediletta, ha misteriosamente sulle sue labbra.[12] Queste stesse parole hanno una funzione di mandato per la Chiesa, poiché questa è tenuta ad eseguire e a diffondere ciò che Cristo ha comandato.

 Come la Chiesa,“Cristofora” tra gli uomini

Il capitolo VIII della costituzione dogmatica sulla Chiesa Lumen Gentium esorta i fedeli, nel cammino di crescita nella santità attraverso l’imitazione delle virtù di Maria, a considerare che “anche nella sua opera apostolica la Chiesa giustamente guarda a colei che generò il Cristo, concepito appunto dallo Spirito Santo e nato dalla Vergine per nascere e crescere anche nel cuore dei fedeli per mezzo della Chiesa “.[13] Per mezzo della Chiesa e di Maria i credenti “assimilano” Cristo e ne portano l’annuncio.

Maria é  la prima “cristofora”, la prima portatrice di Cristo,  poiché porta prima di tutto in sé Gesù, avendolo custodito e formato per nove mesi nel suo grembo immacolato, e conduce i fedeli, membra di Cristo e della Chiesa, a Lui. Maria, che è parte della Chiesa pur essendone membro privilegiato, è tutta orientata verso Cristo e similmente orienta tutti a Lui e verso la vera dottrina.

Vi è un altro elemento degno di attenzione. Non si deve dimenticare, infatti, che come Maria ha custodito il Figlio così ha custodito la fede, la speranza e la carità e ne fa, in Cristo, oggetto della sua missione tra gli uomini al pari della Chiesa. Questa rinvigorisce tali virtù con la predicazione, dopo aver incorporato nel Battesimo i suoi figli conformandoli a Cristo. Maria, che ha generato Cristo per la sua fede e l’obbedienza totale, rigenera pertanto le  sue membra nell’ordine della grazia, mossa da quell’amore materno frutto dello Spirito che deve animare ogni apostolato nel cuore della Chiesa.[14]

Si è detto che gli eventi della Visitazione e della Pentecoste sono i più significativi riguardo la missionarietà di Maria, la prima credente. Il saluto di Maria, arca della nuova alleanza che porta in sé il Verbo della vita nel brano della Visitazione (Lc 1,39-56, è quello in cui ogni missionario in seno alla Chiesa può verificare l’autenticità e la fruttuosità del suo annuncio agli altri, chiamato a suscitare come primo moto la gioia e l’esultanza di chi “in fretta” lo porta a chi lo riceve, per culminare nell’umile e grandioso inno di lode a Dio, come nel Magnificat, per le sue meraviglie di grazia.

E’ nella Pentecoste che Maria appare come membro eminente della Chiesa delle origini.[15]Riunita con la prima comunità attende orante il dono dello Spirito Santo (At 1,14). Possiamo intravvedere quanto l’assiduità  e la concordia nella preghiera siano state opera della Vergine, segno indubitabile della realtà di Maria madre della Chiesa ricevuta sotto la Croce dalle parole del Figlio morente nell’accoglienza del discepolo amato e nel suo affidamento a lui. Ancora oggi, in forza della mozione dello Spirito, la sua missione soprannaturale e la sua presenza amorevole nel cuore e nella mente dei fedeli che ne imitano le virtù può essere un sicuro elemento aggregante nella vita della Chiesa.  Maria Santissima è membro della Chiesa quale pre-redenta, quindi in modo unico, ed essendo membro come creatura perfettissima è in grado di conoscere i bisogni e le aspirazioni dei suoi figli, di tenerli uniti a sé e nella Chiesa, e soprattutto di riprodurvi i lineamenti del Figlio primogenito.[16]

La missionarietà di Maria è dunque scaturita e costantemente alimentata dall’amore verso il Padre, nell’adesione perfetta e obbediente al suo progetto di salvezza, e dall’amore verso il Figlio, testimoniato con la materna cura dei discepoli, sua eredità sotto la Croce, e con la sua funzione salvifica subordinata.

La prima missionaria è  colei nella quale la realtà della Chiesa ha cominciato a formarsi, dopo il concepimento immacolato del Verbo Divino.[17]  Maria è modello di verginità, maternità, santità, e  porta in tal modo Cristo agli uomini. E’ in questo che la Chiesa imita Maria, ed è tenuta a farlo, essendo chiamata a identificarsi in lei, essendo come lei sposa di Cristo.

  1. Nella Chiesa: Maria cooperatrice della Redenzione e icona escatologica

La costituzione conciliare Lumen Gentium evidenzia con cristallina chiarezza la simultaneità in Maria del servire Dio divenendo Madre di Gesù e insieme il mistero del progetto divino di salvezza “in dipendenza da lui e con lui”.[18]La sua unione col Figlio, a partire dall’Incarnazione, rimase indissolubile fino alla sua morte in Croce, quando ne raccolse nello strazio del cuore l’eredità della maternità spirituale accogliendo il discepolo prediletto (Gv 19,26-27) e quindi tutti noi.

Come afferma in modo scultoreo Giovanni Paolo II Maria, Madre del Redentore, “ha un preciso posto nel piano della salvezza”[19], svelato sotto la Croce al momento della sua partecipazione attiva al sacrificio del Figlio. Il discepolo amato rappresenta in quel momento la Chiesa che accoglie la Madre ed è da lei accolta maternamente.

La funzione salvifica subordinata di Maria esprime in sé un vincolo molto stretto con la Chiesa e il suo futuro escatologico, poiché l’intercessione materna di Maria per la salvezza dei suoi figli prosegue ininterrotta da quegli istanti sotto la Croce e con la sua assunzione in cielo in anima e corpo. Osserva giustamente Galot, che inserisce più volte la maternità spirituale di Maria in un’ottica di corredenzione, che la Chiesa nasce dall’Incarnazione e dal sacrificio redentore di Cristo. In entrambi i momenti, quelli ovviamente decisivi, Maria è presente, anzi di più, partecipe, “cooperatrice”, a ragione della sua divina maternità. [20] E ciò sarà fino al compimento escatologico, perché non solo la Chiesa è nata con Maria, ma pure cresce e si sviluppa con la sua materna intercessione. Maria dunque non solo è l’icona perfetta della Chiesa, ma ne è anche icona escatologica, poiché è nostra madre universale nell’ordine della grazia, e non mancherà di assistere e guidare al santuario del cielo chi è ancora pellegrino sulla terra, fino al “perpetuo coronamento di tutti gli eletti” (CCC 969), lei che é da sempre segno indefettibile di speranza. Maria, che ha indicato alla Chiesa sulla terra il cammino della fede, la precede ora  nella gloria.

Il brano di Apocalisse 12,1-18 è quello più conosciuto riguardo la “Donna” dell’Apocalisse come immagine della Chiesa. Le linee esegetiche interpretative sono quella ecclesiologica e mariologica, che attestano ancora una volta il legame intrinseco tra Maria e la Chiesa. La “Donna”, nella linea esegetica ecclesiale, si identifica con il popolo di Dio nella sua dimensione escatologica.

Il Figlio maschio (v.5) è indubbiamente il Messia, mentre la Donna che lo dà alla luce non ha nulla di terreno, ma ha piuttosto tutti i tratti di una visione celestiale e cosmica, ed è proprio simbolo della Chiesa che dona la vita ai suoi figli nel travaglio.[21]Rileva ancora I. de la Potterie come la linea interpretativa mariologica abbia il suo fondamento in altri brani neotestamentari  (Lc 1,28;Gv 2,4;19,26) che attestano come il titolo di “figlia di Sion” fosse già attribuito a Maria, e ne motivano altresì come “l’inizio dei segni” a Cana di Galilea e il testamento spirituale sul Calvario, sotto la Croce, abbiano entrambi l’appellativo di “donna” attribuito dal Figlio alla Madre.[22]

 

Conclusione

Ho cercato di definire i molti e precisi legami esistenti tra la Chiesa e Maria, e come questi due misteri siano a ben vedere rappresentativi di un unico mistero. Non quindi Chiesa e Maria ma piuttosto, in modo un po’ ardito, “la Chiesa è Maria” e “Maria è la Chiesa”. Si sono visti e analizzati i fondamenti che attestano  come Maria sia madre della Chiesa nascente, dimora della SS Trinità e del popolo della nuova alleanza, portatrice di Cristo tra gli uomini e immagine della Chiesa, la quale a sua volta “conserva nel cuore” come Maria la sua Tradizione.

 Bibliografia

  1. SEMERARO, Mistero,comunione e missione,Edb Bologna 2008
  2. DE LA POTTERIE voce Maria nel NT in P. ROSSANO,G. RAVASI,G. GIRLANDA, Nuovo Dizionario di Teologia Biblica, Paoline, Cinisello Balsamo 1991
  3. GALOT, voce Maria in G. BARBAGLIO,S. DIANICH, Nuovo Dizionario di Teologia,San Paolo, Cinisello Balsamo 2000

 

[1] GIOVANNI PAOLO II, Lett. Enc. Redemptoris Mater, 1;2.

[2] I. DE LA POTTERIE, voce Maria nel NT in P. ROSSANO, G. RAVASI, A. GIRLANDA, Nuovo Dizionario di Teologia Biblica, Paoline Cinisello Balsamo 1991, p.909.

[3] ibidem

[4] ibidem

[5] CONCILIO VATICANO II, Cost. dogm. sulla Chiesa Lumen gentium, 64.

[6] M. SEMERARO, Mistero, comunione e missione, Edb Bologna 2008, p. 249.

[7] CONCILIO VATICANO II, Cost. dogm. sulla Chiesa Lumen gentium, 69.

[8] M. SEMERARO,op.cit.,p.255.

[9] Cf. M. SEMERARO, op.cit., p.252.

[10] Cf. s. BERNARDO, In laud.Virginis Matris, hom III,n.4.

[11] J. GALOT, voce Maria, in G. BARBAGLIO,S. DIANICH,  Nuovo Dizionario di Teologia, San Paolo Cinisello Balsamo 2000, p. 848.

[12] PAOLO VI, Esortazione Apostolica Marialis Cultus, 57.

[13] CONCILIO VATICANO II, Cost. Dogm. sulla Chiesa Lumen Gentium, 65.

[14]ibidem

[15] J. GALOT, op.cit., p.847.

[16] PAOLO VI, Esortazione Apostolica Marialis Cultus, 57.

[17] J. GALOT, op.cit., p. 848.

[18] CONCILIO VATICANO II, Cost. dogm. Lumen Gentium, 56.

[19] GIOVANNI PAOLO II, Lett. Enc. Redemptoris Mater,n.1.

[20] J. GALOT, op. cit. , p.849.

[21] I. DE LA POTTERIE, op.cit.,p. 917.

[22] Ibidem, p.918.